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Drops made – Mardi Gras

Le corde accarezzate di una chitarra e una voce di lino annunciano ed occasionano un’ex-stasi da vivere attraverso la bellezza, un uscire da sé assaporando il traboccare di un sentire altro, il dilagare di emozioni e sensazioni che aprono spazi con il loro scorrere. Sette gocce, sette perle di cristallo liquido, sette passi attraverso l’aria e gli umori che custodisce. Lasciar fluire questa materia fatta di incanto significa mettersi in viaggio, anche rimanendo in un abbraccio di lana con le mani scaldate da una tazza di cioccolato fumante, significa velare con le palpebre le pupille perché sentano invece di vedere, significa avvertire, ovunque si sia, il bacio del vento sui capelli e le gote, il suo soffio sulla nuca e tra le dita.
Nessuna delle sette gocce scivola sulla pelle, la accarezzano ignorando la fretta… una per una penetrano con dolcezza e decisione raggiungendo l’anima. I vapori di queste gemme d’acqua seducono la mente e avviluppano i sensi per trascinare in un altrove, davanti ad un mare inquieto a lasciarsi soggiogare dalla brezza, in una via ad intrecciare i propri passi con la danza delle foglie, a raccogliere con gli occhi i colori del cielo e i raggi più tiepidi del sole quando lentamente muore col giorno. La poesia rapisce per condurre lì dove c’è una deiscenza della bellezza da cogliere ed accogliere, cosicché lo sguardo non veda più come un’antinomia il rapportarsi di gioie limpide e densi dolori, ma scorga solo la luce irradiata da ogni sensazione, dalla sua essenza pulsante, comprendendo in una nota o in una parola quanto l’importante sia assaporare, vivere, aprirsi e mantenersi aperti.
La lingua delle chitarre e dei bassi, il mormorare di un cuore a cui una batteria dà vita e il linguaggio delle labbra raccontano storie e lembi di un vissuto da ritrovare dentro di sé, sensazioni ed aneliti da sentire con la gola, da abbracciare con le mani, da curare con i battiti ed accarezzare con la bocca. Mettendosi in ascolto di Drops made ci si lascia narrare ogni pezzo di vita racchiuso in una bolla d’acqua e vetro, sarà così un sussurro a dirci di preghiere e brame, dell’amore che rimane, delle distanze annullate da un fremito, dell’umanità e della dignità per cui a senso battersi, dei luoghi in cui non ci si stanca mai di portarsi, delle ferite che, appena in tempo, si riescono a trasformare in luce, delle case, a volte fatte di pareti e a volte fatte di membra o anima, a cui sempre si vuole tornare. Sarà una carezza impalpabile come la voce a raccontarci del bacio tra l’oceano e la volta celeste. Sarà una trama fatta di note ad avvolgerci e dire di giorni da attendere, di passi da compiere verso la propria autenticità, di braccia da sentire anche quando non sono più lì a sostenere noi e i nostri voli, di immagini sfocate che ci fanno scoprire che tutto si compenetra, che c’è una meraviglia che ogni cosa pervade, che c’è una dimensione originaria, precedente qualsivoglia sorta di differenziazione netta, in cui l’essere è insieme.
Scorrono le sette gocce colme di vivo cristallo, scorrono per portare con il loro tocco un senso, per far scivolare verso una vertigine, per donare un’estasi.
Ma la corsa sa anche fermarsi per sentire l’attesa, quella di una fine senza giustizia, di una condanna dettata da una disumanità cieca e sorda. La corsa si arresta perché si ritrovi il rispetto per la vita, per l’altro e quindi per se stessi. Il passo non prosegue, fa silenzio per ricordarsi della sacralità del respiro e del pensiero. Quando il cammino riprende, un’altra alba e un giorno nuovo sorgono come un’invocazione, come un anelito e una speranza per irradiare il calore di una luce buona, perché non si smetta di scorgere meraviglia, perché l’orrore trovi il suo riscatto nella bellezza, quella che non può essere soffocata né nientificata.
La corsa finisce lì dov’è iniziata, un punto più in là, a disegnare una spirale, un percorso in cui il passo precedente resta sotteso a dare slancio e l’arrivo lascia posto ad una ricerca autentica perché costante, senza fine, capace di trascendere i suoi limiti, una ricerca che volge lo sguardo alle sfumature, ai sensi, alle piccole cose, ai gesti, alle tracce sottili affinché nessun incanto cada nell’oblio dell’indifferenza.
Lo scorrere delle sette gocce, fatte di pioggia e lacrime, di umide labbra e liquide carezze, comincia e finisce, oppure re-inizia, in quel non luogo in cui le anime amanti restano congiunte, vicine, l’una dentro l’altra, a comprendere che l’amore non diventa mai un nulla, che ci sono persone che non possono essere assenti perché presenti in ogni fibra dell’altro. E a rimanere è anche la musica, questa musica che sa raccontare la malia delle anime che s’incontrano, delle emozioni che si ancorano e delle sensazioni che si fanno carne.

Credits

Label: Goodfellas distribution – 2005

Line-up: Silvia Six Olivares (voce, chitarra acustica, chitarra classica su High Alive) – Fabrizio Fontanelli (chitarra acustica) – Davide Iacoangeli (contrabbasso) – Alessandro Fiori (batteria). Ha partecipato: Simone De Sanctis (piano, chitarra slide, chitarra elettrica e basso su Conversation – alternate version); Testi e musica di Silvia Six Olivares e Fabrizio Fontanelli; Prodotto da Silvia Six Olivares e Fabrizio Fontanelli.

Tracklist:

  1. Conversation
  2. Untitled
  3. Home Again
  4. High Alive
  5. The wait
  6. Another Day
  7. Conversation (alternate version)

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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