Les fauves sono tra le band italiane più interessanti ed originali del momento. Propongono un tropical punk veramente suggestivo.
Il secondo album Liquid modernity è risultato più personale del primo A fast introduction, infatti le sperimentazioni caraibiche erano più blande rispetto ad un più sicuro indie-rock di matrice inglese (che gli era comunque valso critiche positive persino in terra di Albione dalla rivista NME). La melodia che si scompone a tal punto da diventare liquida. Il sasso buttato nel lago ed i suoi ipnotici cerchi concentrici che ci proiettano in un mondo lisergico ed allucinato. LostHighways ha voluto approfondire questa band e scandagliare l’idea della trilogia Noise Arms Limitation Talks, il concetto della modernità liquida e la partecipazione alla colonna sonora del film Non pensarci. (Funeral Party – Radio Edit è in streaming e free download autorizzati; foto 2 di Federica Di Lorenzo)
Cominciamo con l’approfondire il progetto della trilogia Noise Arms Limitation Talks. Ci descrivete la genesi e cosa si cela dietro?
In realtà non c’e un vero e proprio intento dietro, l’idea di fare una trilogia é venuta in un momento di scarsa lucidità. A me piace dargli diverse interpretazioni esoteriche, come i tre stadi dell’esistenza, bambino/adulto/genitore, o i tre stati della materia, o i tre cavalieri dell’Apocalisse, ma sono solo interpretazioni arbitrarie. Quello che può essere interessante é che la trilogia mette in evidenza l’evoluzione del nostro “progetto musicale”.
L’ironia è l’elemento in comune tra A fast introduction e Liquid modernity, mentre dal punto di vista musicale c’è stata una vera rivoluzione nell’approccio creativo e compositivo…
Noi la vediamo come un’ evoluzione, molte caratteristiche di Liquid Modernity sono gia in forma embrionale anche in A Fast Introduction, quello che é cambiato penso sia soprattutto la produzione. I provini registrati da noi del primo disco somigliavano molto di più a quello che siamo adesso. Infatti Liquid Modernity lo abbiamo completamente registrato e prodotto noi, ci siamo divertiti a sperimentare, oltre che con la forma canzone, anche con le tecniche di registrazione, inventando soluzioni spesso atipiche. Il risultato é che il secondo disco lo sentiamo molto più nostro rispetto ai nostri lavori precedenti, in un certo modo ci rappresenta di più.
La modernità post-globale come una modernità liquida. Ci piacerebbe approfondire questo concetto che è distillato nei vari testi delle vostre canzoni…
E’ una cosa che sentivamo di dover rappresentare in qualche modo. Crediamo che la gente si senta molto disorientata in questo momento storico. Se sei uno che crea é un problema che ti devi porre, a meno che non ti rifugi in un eremo mentale. Lungi da noi voler dare una direzione, non é proprio nelle nostre possibilità. Quello che potevamo fare era rappresentare il disorientamento, la confusione, attraverso un apparente disordine.
Drops Drops Drops è magnifica. Com’è nata?
E’ un pezzo caraibico ma con alcuni elementi melodici tipicamente italiani, “a la Modugno”. Per un brevissimo periodo della mia vita mi sono appassionato di musica caraibica. Mi piaceva Harry Belafonte, Van Dyke Parks, e ascoltavo sempre radio caraibiche attraverso internet. E’ una musica che ti porta a muoverti ondeggiando e che conserva una certa purezza…
Era l’apoteosi del caos, il fatto che un gruppo italiano, con un nome francese, che canta in inglese facesse canzoni caraibiche, era pura modernità liquida! Solo dieci anni fa probabilmente sarebbe stato impensabile e forse anche adesso.
Un vostro brano è finito nella colonna sonora del film Non pensarci. Ce ne parlate?
Lo sceneggiatore ci ha contattati chiedendoci il permesso di usare February Lullaby in una piccola produzione indipendente. Noi abbiamo accettato a scatola chiusa ma poi il film si é dimostrato essere una cosa piu grande di quel che pensavamo. Io avevo paura che fosse una cagata ma fortunatamente alla fine era una bella commedia, sopra la media italiana. Siamo stati anche invitati a Venezia a vedere la prima e a suonare al release party. E’ stato divertente.
Quanto sarà importante la resa live dei nuovi brani?
Il live é il 50%, fortunatamente funziona piuttosto bene, nonostante alcuni brani abbiamo dovuto imparare a suonarli dopo averli registrati. Crediamo di aver messo su proprio un bello spettacolo, di quelli divertenti sia per chi suona sia per chi ascolta.
Il vostro tour, che toccherà quasi tutta l’Italia, abbraccerà anche altri paesi dell’Europa?
Faremo un giro fuori confine dopo l’estate, probabilmente verso ottobre, ma é ancora presto per dire dove.
Aveste l’attenzione di NME con il primo album. E’ stata cosi importante quella menzione? Quanto è importante una recensione per una band?
A dire il vero non molto, cioè serve per il fatto che la stampa italiana crede che serva e citano una menzione su NME come una cosa importante, in realtà non era che un piccolo trafiletto e non ci ha portato ad essere più conosciuti in Inghilterra. In generale le recensioni servono a noi per capire come il pubblico recepisce la tua offerta, e al pubblico per capire se la tua offerta gli può interessare, questo é abbastanza importante.
Come vi trovate con la Urtovox?
Ottimamente, c’e un’atmosfera molto familiare fra i gruppi Urtovox, magari un giorno faremo una gita tutti insieme!
La band che attualmente pensate sia quella che più si avvicina al vostro modo di fare musica?
Mi trovi un po’ impreparato, non sono ferratissimo sulla scena attuale. Forse gli Animal Collective per certi versi.
mi piacciono questi ragazzi!davvero simpatici….mi ricordano frank zappa