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A seasoned eye won’t see: Sara Lov @ Circolo degli Artisti (RM) 01/05/09

saralov_live01Quello di oggi è un giorno molto particolare. Già, perché ritrovarsi a suonare il 1 Maggio a Roma in un posto che non sia Piazza San Giovanni porta con sè il rischio che ad essere lì ad ascoltarti siano in pochi fedeli amanti della musica live goduta in maniera tranquilla e intima. Quest’anno però le cose sono leggermente diverse. La presenza di Vasco Rossi al grande concertone del 1 Maggio, se da un lato richiama folle impressionanti da tutta Italia (si parla addirittura di un milione di persone), dall’altro ha scoraggiato molti altri, intimoriti dal “big carnival”. Così il Circolo stasera è ben affollato, tra coloro che vi si son riversati fin dal pomeriggio per passare un primo maggio “alternativo”, coloro che non hanno trovato posto in Piazza San Giovanni distante soltanto pochi chilometri e coloro che attendevano con ansia il concerto dell’ex-Devics Sara Lov. Tra la gente si intravedono facce conosciute. Vasco Brondi è come di famiglia al Circolo; qualcuno parla di Moltheni anche se non se ne vedono tracce, altri sperano ferventemente che qualche faccia conosciuta della scena indipendente italiana si faccia viva al Circolo dopo l’esibizione nella grande piazza romana per presentare Il Paese è Reale. Sara Lov è seduta dietro il banchetto dei dischi in solitudine, i suoi occhi sembrano sorridere.

Denise Galdo inizia il suo show, mentre sul maxischermo all’esterno il Vasco nazionale agita forsennatamente le braccia avanti e indietro aizzando una consistente folla delirante. La timidissima cantautrice salernitana coi suoi strumenti giocattolo (glockenspiel, armonium, ecc.) e la sua band rapisce da subito mentre un insopportabile chiacchiericcio di sottofondo invade buona parte della sala. Il suo è un folk pop delicato e sognante. La chitarra acustica che arpeggia leggiadra e la voce di Denise in tutta la sua peculiare esilità sfiora il metallo delle corde come una fragile piuma che scivola lungo i bordi delle strade. Voce spesso sostenuta da quella più sicura di Romina Zitarosa in splendido contrasto fluente. Le percussioni minimali sorreggono melodie splendide nella loro semplicità mostrando tutto il sentimento del folk per poi passare alla spensieratezza più pura della tipica pop song. Sara Lov nascosta tra la gente guarda attonita, quasi sembra esserne rapita. Scatta qualche foto e poi va via. Ricompare sul palco contenuta in un abito verde e subito sembra di essere caduti in qualche favola o in qualche sogno. E di certo non ti risvegli quando dopo timidi rignraziamenti, la Lov si immedesima nelle parole secolari di Billie Holiday, in una versione soltanto voce di Good Morning Heartache. La voce fluttua nel vuoto, si scioglie nel silenzio e sembra come se una musica fluisse, così delicata nelle dinamiche, così languida su ogni nota, così sensibile nel dare valore alle pause, al silenzio. Accompagnata soltanto dal violoncello di Buffi Jacobs e dal piano di Scott Schultz suona quasi tutti i brani dell’ultimo Seasoned Eyes Were Beaming. Spesso si accompagna con la chitarra acustica mentre la sua voce si diffonde nell’aere, così dolce e ammaliante, splendida e carezzevole, timida e sincera, a disegnare quelle linee nemmeno troppo perfette dei suoi disegni fanciulleschi. La donna ed il fiore che si materializzano davanti agli occhi, stimolano la mente, assumendo colori e forme sempre nuove, saralov_live02cangianti come l’intensità. Tra sogno e speranza. È stupefacente come il piano ed il violoncello sappiano suggerire la dolcezza, la delicatezza, la malinconia ma anche la maestosità, la fermezza che non è impassibilità né insensibilità. È favoloso vedere come due uomini coi loro strumenti musicali possano rendere tutte le sensazioni in un’atmosfera di intimità mai tradita. Così Just Beneath the Chords ne guadagna in bellezza; ti lasci andare, ti abbandoni nell’abbraccio delle note di violoncello che ti accarezzano mentre il piano ti rassicura. Un brivido  percorre la schiena mentre scorre serafica New York, gli occhi si socchiudono spontaneamente estraniati su Fountain e un sorriso si inarca tra le labbra su ogni parola della trascinante Tell Me How. Seasoned Eyes Were Beaming è incantevole, sicuramente uno dei brani che rapiscono nel profondo, più vicina alla versione dell’ep The Young Eyes piuttosto che a quella del disco, mentre tra le cover viene scelta soltanto My Body is a Cage, di quegli Arcade Fire che stanno diventando sempre più di culto nel raccogliere le diverse tendenze di una certa America attuale e a cui la Lov si sente tanto legata. A Thousand Bees è forse l’unico brano che perde un po’ di dinamica realizzato in questa versione acustica, senza la batteria e il basso che lo sorreggono nel disco e che lo fanno esplodere nel ritornello insieme ai cori. Il country di Animals conclude la splendida serata col simpatico pianista Scott che si destreggia ottimamente tra il suonare la chitarra acustica e cantare la parte di voce che nel disco era di Sea Wolf allo stesso microfono della Lov. Poi d’improvviso l’incantesimo svanisce, la fata scompare e torna il chiacchiericcio. Noi siamo ancora assorti nella bellezza plumbea che arriva fino al cuore, cullati dalla tenue leggerezza tra la spoglia innocenza gioviale che si fa disegno di maturità. Quella stessa innocenza che un occhio esperto non può vedere. (Lost Gallery)

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