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49 Arlington Gardens – Nick Garrie

nick-garrie-1Immersi come nostro ultimo piacere proibito nel tanto amato mood verde pastello scozzese, quello del chitarrismo pop mite che si appoggia su fragili trame folk, dei Belle and Sebastian e dei Camera Obscura, delle melodie melanconiche e puntellate di fresche gocce di rugiada primaverile, di drakeiani e intimi sogni al chiaro di una luna rosa. Stavolta non è dell’ennesima indie band che vi andiamo a parlare, ma di un cantautore attempato e misconosciuto, che riprende il coraggio di mettersi sulla sua chitarra e registrare un disco dopo esattamente quarant’anni dall’ultima volta che lo fece. Quell’ormai polveroso e ai più addirittura sconosciuto The Nightmare of J. B. Stanislas, inciso nel lontano 1969 e da molti considerato un capolavoro, fece balzare agli onori della critica il nostro, seppur lasciandolo ai margini per quanto riguarda i successi discografici. E lasciò ai margini anche la figura di Nick Garrie Hamilton, che comparirà alle cronache solo dopo, negli anni ’80 come accompagnatore di una tournée europea dell’amico Leonard Cohen e come collaboratore del compositore e premio oscar Francis Lai (che lascia peraltro la sua firma come autore in alcuni brani dell’ultimo disco). Il 2009 per Nick è l’anno di riprendere l’entusiasmo dei bei tempi andati, con questo 49 Arlington Gardens (prodotto da Elefant), sequela discreta e senza molte pretese di dieci canzoni dalle tonalità morbide e rassicuranti, che escono fuori come dalla calda voce di un vecchio zio che, teneramente accomodato sulla sua poltrona in legno lì sulla porta d’ingresso, addolcisce con la sua chitarra ansie e fragilità dei sognatori moderni, cantando di sogni d’età, forse un po’ brizzolati ma per fortuna mai sbiaditi e non così diversi dai nostri. Il disco si presenta di un gusto fermamente classico, affondando le sue radici nel folk intimista (In Every Nook and Cranny), nella chanson francese (Le Pont Mirabeau), nel jangle pop degli anni ’80 (che in Lovers indovina una struttura ariosa e coinvolgente, seppur indulga un po’ troppo nell’universo R.E.M.). Un melodiare pop che ci sembrerà di avere nelle orecchie da sempre, come a riascoltare un sobrio Paul Mc Cartney d’annata (When the Child in You). Fra gli illustri collaboratori a far da cornice a questo lavoro, Duglas T. Stewart voce dei Bmx Bandits, Norman Blake dei Teenage Fanclub, Ally Ker, oltre al già citato compositore Francis Lai.
Un lavoro intinto di sobrietà questo 49 Arlington Gardens, fascinoso perché ordinato, ispirato e sapiente come può esserlo una voce amica che sa insinuarsi nel momento più opportuno. Un disco che non ricorderemo per qualità o velleità particolari. Nessuna. E che non vi chiede davvero nulla; ma se il feticcio inestinguibile che rincorre l’ultima delle indie generation è la semplicità, probabilmente vale la pena di dare un orecchio a questo lavoro, il resto probabilmente verrà da sè.

Credits

Label: Elefant – 2009

Line-up: Nick Garrie (guitar, harmonica, vocals) – Stuart Kidd (mandolin, drums, vocals) – Francis Lai (keyboards) – Francis MacDonald (guitar, percussion, vocals) – Brian McEwan (bass)

Tracklist:

  1. She Hides Behind the Sun
  2. When the Child in You
  3. Le Pont Mirabeau
  4. Lovers
  5. When Evening Comes
  6. In Every Nook and Cranny
  7. Stay Till the Morning Comes
  8. Twilight
  9. On a Wing and a Prayer
  10. The Clockmaker

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