Quello di IAMX (I am X per l’esattezza) è un caso piuttosto strano. Già, perché il nuovo progetto di Chris Corner, ex leader degli Sneaker Pimps, sembra uno di quei fenomeni che si sviluppano nelle profondità del sottosuolo, almeno in Italia; una di quelle sette piuttosto segrete che trovano adepti nei luoghi più impensabili ed isolati dove si annidano nelle proprie stanze i cuori solitari e malinconici. Poco e niente se ne parla sulle riviste e sul web, quasi inesistente è il passaparola. Eppure basta assistere ad un loro concerto, per altro sold out, in un piccolo club di Roma per capire il significato e la portata di questo progetto. Basta vedere quella folla di veri e propri adepti partecipati ad un rito sacro e solenne. Più che di progetto, di band, si dovrebbe parlare di una vera e propria macchina teatrale, costruita alla perfezione, in cui ogni ingranaggio si incastra nell’altro a meraviglia per produrre un univoco scopo finale: lo spettacolo. E Chris Corner sembra aver avviato un meccanismo che alla musica unisce un determinato modo di mostrarsi e di comportarsi, una filosofia, uno stile che avevano fatto nutrire più di un dubbio sulla sincerità di tale costruzione, con quel trucco sempre acceso con rossetto e eyeliner nero, quei movimenti che sembrano studiati a tavolino, quell’essere così dannatamente perfetto da avere la capacità (tipica dei grande leader) di aizzare grandi folle dall’inizio alla fine, di farle cadere letteralemente ai suoi piedi. Kingdom of Welcome Addiction è il terzo album a nome IAMX e gli ingredienti sostanzialmente non cambiano. Un’attitudine ritmica davvero spiccata si impadronisce spesso del drumming sempre compatto e deciso e del basso che lo segue fedele, mentre le melodie vengono lasciate ora al piano, ora ai synth, ma soprattutto alla voce appassionata e appassionante, sempre melodica del buon vecchio Corner, mentre la chitarra spesso e volentieri funge soltanto da contorno. E ci sono tutte quelle sonorità degli anni ’80, il filone della dark wave, l’elettronica classica made in Germany che contamina il rock fino a diventare preponderante nel plasmare creature quali Depeche Mode, fino a sfociare in quell’attitudine del rock claustrofobico degli anni ’90 che si usa definire di solito “industrial”. Il tutto tra atmosfere sempre gotiche, oscure, misteriose, malinconiche alla ricerca continua di risposte per questioni esistenziali come la droga, il sesso, le polemiche nei confronti dell’originaria Inghilterra, bisessualità, alienazione, ossessioni psicologiche ma che, al momento giusto, sanno farsi anche grottesche ed ironiche. E l’impatto, la potenza sonora dell’impasto è realmente impressionante e si scatena in progressione tensiva dopo le iniziali e tetre note di piano della titletrack e sul basso preponderante di Tear Garden, che strizzano l’occhio a gruppi quali Muse e Placebo, o nell’avvolgente Think of England. E non mancano nemmeno episodi più raccolti e malinconici, in cui si percepisce la sofferenza sentita nella voce e negli strumenti che l’accompagnano, come sulla cadenzata I am Terrified o sul tenue walzer di chitarra acustica e piano di The Stupid, the proud o nella raccolta ed eterea Running che conduce il disco alla conclusione. Un lavoro che conferma ancora le incredibili qualità di chi ha saputo mettere in piedi un meccanismo tanto grande, di chi sembra configurarsi proprio tra gli ultimi esponenti di una concezione della dark wave che travalica la musica per trasformarsi in vita quotidiana. Che sia sincerità o costruzione a tavolino, quel che è certo è che IAMX è un piccolo grande culto che sa appassionare ogni volta.
Credits
Label: 61 seconds – 2009
Line-up: Chris Corner; live Band: Janine Gezang (keyboards, synth, bass), Tom Marsh (drums), Dean Rosenzweig (guitar)
Tracklist:
- Nature of inviting
- Kingdom of welcome addiction
- Tear garden
- My secret friend
- An I for an I
- I am terrified
- Think of England
- The stupid, the proud
- You can be happy
- The great shipwreck of life
- Running
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