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La coscienza va smossa, la forma va scossa: intervista a Pasquale Pezzillo (JoyCut)

jotcut_inter09Immaginate per un istante di essere extraterrestri, giungere sulla terra senza sapere nulla del nostro globo, se non che da lontano ha dei colori bellissimi ed invidiabili. Immaginate, sforzatevi vi prego, di essere omini verdi e di trovarvi di fronte ad un uomo, faccia a faccia, senza sapere nulla dell’umanità, nulla della storia, nulla delle persone, ancor meno della natura terrestre. Immaginate, e qui lo sforzo è minore, di camminare per le nere e roventi strade dove sostanze gassose creano nubi maleodoranti. Immaginate, ancora un attimo vi prego, cosa potrebbe dire un alieno ad un essere umano. Forse si limiterebbe ad ascoltare. Sì, l’extraterrestre ascolterebbe. L’omino verde vorrebbe capire. I JoyCut hanno vissuto questo incontro e hanno parlato in musica, con i loro accordi, le loro melodie, la loro passione che sconfina nella rabbia e si trasforma in reazione. I JoyCut l’hanno chiamato Mr.Man, perchè si è dimostrato molto più uomo di quanto si potesse immaginare. I JoyCut continuano a raccontarci quanto sia importante parlare a Mr.Man.

Guardando negli occhi questo esserino puro ed incontaminato, ci si vede riflessi. Parlare con lui è come parlare a se stessi, e poi ci si trova ad ascoltarlo, dimenticandosi che lui è zitto, fino ad accorgersi che finalmente stiamo ascoltando noi stessi. La Nostra Natura. Pasquale Pezzillo, a nome dell’intera band, ci offre uno sguardo intimo ed appassionato sull’universo dei JoyCut: una realtà artistica a360°, consapevole e virtuosa. La pubblicazione dell’ep Ghost Trees su XL di Repubblica ha portanto in primo piano l’impegno musicale ed etico. Da qui incominciamo la nostra lunga chiacchierata. (Liquid è un’anteprima esclusiva in streaming autorizzato; foto di Emanuele Gessi; si ringraziano Katia Giampaolo di Estragon Booking e Manuela Longhi)

Ghost Trees è un ep sampler che anticipa l’album in prossima uscita. Com’è nata l’idea di pubblicare i lavori in questo modo?
Oggigiorno guadagniamo uno scenario (discografico) sempre meno compatto, deflagrante in ogni sua forma, ruolo e struttura. Quando si è autonomi, poco conosciuti, affrancati da gelide scadenze, da tempistiche definite, si ha l’impagabile libertà di poter sperimentare su se stessi. Ricercare variabili alternative. Percorrere tracciati desueti o complessamente inesplorati. È quello che abbiamo fatto. Semplicemente colto l’occasione di offrire una determinante variante distributiva. Per nulla asserviti al preferenziale canale della grande diffusione. Chiaramente mantenendo un’osmosi intatta con la volontà poetica che con grande tensione immaginiamo di poter rappresentare. Quindi, compiuta l’ulteriore stesura di nuovi brani ci siamo trovati di fronte ad una visione prospettica che non avevamo previsto. Da un lato una scrittura evocativa, malinconica, solipsistica, cullata dalla dolcezza notturna, timida introspezione stilistica; dall’altro una compattezza sonora nitida e definita, rabbiosa e imprudente, pronta per essere suonata. Pertanto interrogandoci sulla duplice matrice del suono ci è parso necessariamente naturale scindere in due fasi distinte e distanti la “pubblicazione” dei lavori.  Lato A. Lato B.

I brani presenti nell’ep saranno riproposti interamente nell’album Ghost Trees Where… Disappear, o saranno inserite differenti versioni?
Custodiamo già differenti versioni. Missaggi e mastering dai colori diversi. Apple, per esempio, nella versione proposta alle radio si presenta già con tre abiti distinti. In più abbracciamo con immensa gioia l’esperienza che affronteremo in Agosto. Saremo a Londra nello Studio A. Il primo studio europeo alimentato interamente da energia solare. Attento alle tematiche ambientali e provvisto di macchine sontuose ma frutto di riciclo e riutilizzo di materiali elettrici ed elettronici sottratti all’abbandono sommessamente consueto di un equipment, nella maggior parte dei casi non più utilizzabile. Non è detto che si riprendano e reinterpretino quei brani o ci si dedichi completamente a produrre ancora del nuovo, approfittando del fascino della condizione in cui ci troveremo.

Anche in Ghost Trees è la storia di Mr.Man la chiave di lettura di ogni brano: Mr.Man sarà una presenza che sempre vi accompagnerà, o un giorno cambierà qualcosa?
Chissà. Vero è che in questo momento di vissuto autobiografico è Lui a rappresentare l’alter ego identificativo dei JoyCut. Il suo sguardo alieno è decisivo. Ci ricorda che il relativismo è superato solo dalla scienza quantistica, dal calcolo delle probabilità. Sul piano della realtà siamo ancora legati ai punti di osservazione e guardarsi dall’esterno, più che allo specchio, funziona ancora moltissimo, ci aiuta ad essere più imparziali, a dare giusto peso alle cose, a migliorare e crescere.

Osservando la vostra attività dall’uscita di The Very Strange Tale of Mr. Man sembra che per voi sia stato tutto chiaro fin da subito, rivelando ora una coerenza artistica davvero invidiabile. Ciò, di fronte a band che possono vantare maggiore esperienza anagrafica, vi pone in una posizione di solidità granitica. Quanto la coerenza degli intenti è un valore, nella vita e nella musica?
Sai, scuole di pensiero. Coerenza ed Incoerenza. Sono in mutuo soccorso. Spesso fare del Male è necessario per garantire il Bene. Ma cosa è Male? È vero che il Bene produce Bene? Essere coerenti non è prettamente un valore a patto che non lo si riconosca come Imperativo Morale Oggettivo. Ma come si fa? È un conto aperto solo con se stessi. Quindi soggettivare l’oggettività. Dando a ciascuno la consapevolezza delle proprie scelte. Coerenti con la propria Natura. Certo. Questo sì. In questo modo si lascia spazio al cambiamento, alla trasformazione. Crediamo che sia il valore delle parole la battaglia più ardua da sostenere. Dietro ogni segno linguistico vi è concettualmente la storia di un’epoca. Ed oggi dove non ci sono pilastri solidi, i neologismi sono privi di realtà e pieni di virtualità, mancano punti di riferimento imprescindibili, perseguire con autenticità posizioni forti ed identificative può diventare nuovamente un valore da difendere. Nella Vita come nella Musica. Noi vogliamo solo salvare Mr.Man. Noi Stessi negli Altri. La Totalità del Reale. Ma non ad ogni costo. Soltanto al nostro. Dando Tutto, non il Massimo.

joycu_inter09_02Parlando di JoyCut non si discute solo di musica, ma anche di arti grafiche e visive, società, persone, natura. In un mondo che verte verso la “specializzazione” delle professioni, voi proponete un messaggio “globale” che abbraccia più arti e tematiche. Tale scelta espressiva è un caso o la riconoscete come una vostra personale necessità?
È la sola libertà ponderabile. Ancora una volta. La Scelta consapevole. Non una tra quello che c’è. La propria volontà. Esautorata dall’individualismo. Riconoscere finalmente che non siamo più soltanto nostri. Apparteniamo anche al Resto. I poli del globo racchiudono l’essenza di ogni specifica diversità. Per garantirla bisogna promuovere una visione ampia delle cose. La musica non è assolutamente autonoma. Va accolta come mezzo, mai come scopo. Rigoglisce di sfumature inequivocabili. È Natura. È Persone. È Stelle. È Tappeto. È occhi. Ha bisogno di tutto per rivelarsi indispensabile a tutto. È tutte le cose insieme. Guarda, stiamo colloquiando in specifica lingua italiana. Può essere un problema. Terminologia ricercata per evitare il fraintendimento espressivo e difendere la propria autenticità. Autenticità che è talmente fragile da dovere essere raccontata analiticamente, talmente, per cura ed amore, da disintegrarsi nella comprensione di una ristretta parte d’attenzione o più facilmente nell’incomprensione. Di contro lasciarsi andare all’iniziativa emotiva risulta più efficace. Non basterebbe solo la poesia. Solo una sinfonia di elementi concertati. Solo un quadro. Solo un movimento di immagini. Per noi è tutto necessario. Infinite variabili. Commistione Unica. Riappropriarsi della Natura.

Il messaggio di Mr.Man suona come un inno alla vita, quella giovane, dei giovani che vogliono riconquistare il proprio mondo. In un qualche modo lo trovo paragonabile ai grandi movimenti degli anni ’60-’70 di pacifismo e “naturismo”. Se prima però il mondo cercava di agire in massa, ora l’uomo si rende conto che anche i singoli comportamenti hanno enorme rilevanza…
Crediamo fortemente che ogni singolo gesto possa determinare effetti di ampia risonanza. Anche i movimenti collettivi in realtà erano guidati da un unico germoglio di ideale semplicemente condiviso. Eppure spesso è nelle solitudini interiori o nei risvegli oscuri di un singolo che si nascondono le grandi visioni del mondo; che edificano i pezzi di Storia e Realtà che tutti manifestiamo attraverso la nostra esistenza con assenso o dissenso. Il messaggio di Mr.Man è nella sua pura facilità un inno alla Vita. Dici benissimo. Alla Vita intesa come La Vita di Tutto, di ciò che è stato e di ciò che non è ancora. La Vita dei marginali, degli esclusi, dei diversi, dei caduti, dei ri-caduti, dei sognatori, di quelli che la Vita la perdono e la riacciuffano, la riconoscono per la prima volta solo dopo averla “quasi” irrimediabilmente dimenticata. ET, The Elephant Man, il Piccolo Principe. Figure, archetipi della Curiosità, della ricerca di conoscenza, di grande intelligenza globale, un nuovo invito allo spirito sociale, capaci di narrare con estrema ingenuità l’altrove sommerso in ognuno di noi. Mr. Man va salvato. La Natura va salvata. La nostra coscienza va smossa, la nostra forma va scossa.

Il palco ha per voi una grande importanza, non tanto nella sua essenza (assi di legno rialzate rispetto al piano dal quale osserva il pubblico), ma in quanto luogo in cui potersi esprimere ed evocare pensieri ed emozioni. La presenza di Mr.Man è irrinunciabile, così come il particolare trasporto di Pasquale nell’esibizione. Quanto è importante per voi questa teatralità, e perchè è così radicata in voi?
Perché il Teatro non è oramai finzione. Le maschere si indossano ogni giorno. Ci vengono in soccorso per ingannarsi ed ingannare. Ammettere a se stessi di essere deboli? Fragili? Di avere paura? Di non saper scegliere? Di non saper amare? Di odiare? Intolleranti? Non si può. Saremmo ultimi. Saremmo sconfitti. Saremmo quello che siamo ma non quello che dobbiamo essere. Non si può. Il palco, nel nostro caso, ci restituisce minuti abbondanti di esistenza. Senza vergogna. Senza paura di sudare. Senza timore di mostrare difetti, incongruenze, rabbia, dolore, sensibilità. È una modalità ancestrale, non condivisa da tutti, ma radicata in noi. Suoniamo per necessità. Pensiamo per scelta.

Il suono della band è complesso e mai trascurato. Nei vostri soundcheck ho visto più volte Pasquale controllare personalmente il suono, a dimostrazione di un’attenzione particolare. Si tratta di eccesso di perfezionismo?
Pura apprensione. Non lavoriamo in prova con un fonico né possiamo ancora sostenerne la continuità nei live. Non ci siamo ancora affidati a produttori artistici. Sperimenteremo a Londra Jason Howes (Bloc Party, Hot Chip, Arctic Monkeys, Klaxons). Il suono nasce dai mezzi che abbiamo e per ora siamo gli unici a poterne verificare l’efficacia e l’attendibilità. Ecco perché ci si vede, seppur con grande piacere, sconfinare in pericolosissime zone off limits.

Per la presentazione dell’ep alla libreria Coop Ambasciatori di Bologna avete anticipato che in una traccia dell’album ci sarà un’importante collaborazione con Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione. Puoi parlarci del vostro particolare rapporto e più nel dettaglio del brano in questione?
Vero. I Perturbazione sono una delle poche Isole Felici. Un Luogo da frequentare. Un’Eleganza e Dolcezza nei modi fuori dal comune. Chiaramente la loro forma mentis musicale tesse sinteticamente quanto detto con una forza comunicativa altrimenti indescrivibile. Condividendo la stessa Agenzia di Booking, ovvero Estragon, ci è capitato fortunatamente di poterli seguire più di una volta in tour. Gigi Giancursi ci ha accompagnato in un paio di live, uno in acustico, l’altro elettrico; lo stesso Tommaso si è sempre reso disponibile: presentando live a Bologna, in una speciale serata di apertura ai Marlene Kuntz, l’uscita del Numero Zero di Plastic City News, cantando ed interpretando Il Giorno & La Notte, brano dei JoyCut con testo in italiano. È stato moderatore a Torino per la presentazione della campagna “La Foresta degli Alberi Fantasma” ed è sempre prodigo di onestà critica nei nostri confronti. Il brano in questione è frutto di una ri-scoperta dell’infanzia. Una delle prime canzoni scritte in tenerissima età. Con un testo sincero. Fotografia della delicatezza pre-adolescenziale. Difficili rapporti fra padri e figli. Speranza nella ribellione della Natura sempre troppo snaturata dal sopruso umano. Molti ci chiedono di scrivere in italiano. Il nostro linguaggio attuale è troppo complesso. La nostra appartenenza al codice evocativo si lega meglio al suono che al verso. Quindi pensando di regalarci per quell’appuntamento speciale qualcosa di irrepetibilmente unico, abbiamo pensato di provare a suonare ancora più nudi, a scoprirci, senza alterazioni o costrutti; di impatto suonare quel pezzo. Senza ombre o dubbi, un testo senza corruzione. L’avrebbe cantato un animo sensibile! Tommaso è stata la sola certezza. E lui non ha disatteso, anzi, ha nobilitato l’esecuzione tanto da chiedergli di registrarla. Detto. Fatto. Sarà il nostro piccolo gioiello da custodire.

joycut_inter09_03Il 2 Luglio, presso Villa Mazzacorati a Bologna, insieme ad Estragon, PillowCase e Legacoop avete organizzato un festival che prende il nome dell’ep. La vostra esibizione d’apertura è stata emozionante. Ad integrare lo spettacolo musicale, ho trovato incantevole il luogo: il vostro palco era il nudo terreno, tra alberi e lanterne. Non si tratta di una scelta casuale, vero?
Assolutamente. Dopo la pubblicazione di Ghost Trees abbiamo ricevuto moltissime richieste opportunamente segmentate sull’autunno al fine di costruire un impegnativo e continuativo live. Chiaramente la voglia di eseguire Ghost Trees ha comunque prevalso. E ci sembrava coerente sviluppare l’atto e l’impatto live mantenendo fede all’etica della nostra campagna. Ecco la selezione di cinque locations naturali: Milano, Madrid, Bologna, Potenza, Roma. Tutti Parchi. Il disegno virtuoso si è compiuto proprio a Bologna per il Ghost Trees Festival. Il primo EcoFestival della città. Caratterizzato da un suggestivo scenario. Lanterne con lampadine a basso consumo. Bicchieri in Mater-Bi. Rispetto dei 90/96 decibel per l’inquinamento acustico. 59 minuti di musica. Decidendo noi JoyCut, nella serata di apertura inaugurata da una torrenziale pioggia  benefica e naturale, di suonare fra le fronde magnifiche degli Alberi, per restare concretamente in tema, sul selciato di aghi di pino, stretti in un abbraccio potente, tracciati in volto e segnati come fantasmi, tra i rami, per annientarci e disintegrarsi…completamente (Ghost Trees… Where Disappear).

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