Gli organizzatori del Neapolis hanno puntato sull’electro-rock ed hanno vinto la scommessa. La sperimentazione del rock è soprattutto contaminazione con altri generi e forse quella più ardita e sorprendente è l’alchimia che si può creare tra la musica elettronica di matrice dance con generi classici come il rock, il pop, il funk ed il punk. Le diverse facce di questa creativa sinergia di mondi opposti sono state tutte rappresentate nella due giorni del Carpisa Neapolis Festival 2009.
Nel cartellone è stato inserito anche Daniele Silvestri che, col suo pop, ha sempre cercato la via dell’elettronica fin dagli esordi.
L’electro-rock fresco ed emotivamente coinvolgente dei francesi Rinôçérôse è la prima vera prova maiuscola dell’electroscommessa. Propongono uno show multimediale dall’attitudine immensa; trascinano il pubblico con brani come Mind city, Time machine, Panic attack, corredati da cinque display che proiettano traduzioni psichedeliche del loro acido sound.
A seguire la bandiera italiana dell’electro-rock è alzata degnamente dai Subsonica che, rispetto ai gruppi stranieri accentuano le digressioni rock, evidenziando sempre più l’apporto del chitarrista Max Casacci. In versione live sono una macchina perfetta.
La galleria sonora della seconda giornata del festival è stata baciata dall’elettronica meditative-dance dei Motel Connection di Samuel e dall’elettro-funk dei !!! (Chk Chk Chk), prologhi da paura da paura per riscaldare gli animi prima della bomba dei Prodigy.
La venuta del combo inglese più estroso e geniale degli ultimi vent’anni è stato un fungo atomico di energia e adrenalina. I pipistrelli dell’elettronica Keith Flint e Maxim hanno svolazzato da un lato all’altro del palco guidando il delirio della folla. Tutti i gironi dell’Inferno dantesco si sono materializzati in questa sabba del nuovo millennio. L’elettronica che esplode in mezzo al petto del morente punk e fuorisce come un alien inferocito in cerca di sangue impazzito.
Il Neapolis anche quest’anno ha portato a Napoli una fetta importante della storia del rock degli ultimi trent’anni. I Prodigy si vanno ad aggiungere alla folta lista di grandi nomi che sono passati per la città partenopea, da David Bowie a Iggy Pop. C’è da dire che con i Marlene Kuntz e Juliette Lewis è stato dato spazio anche a facce più tradizionali del rock, rispettando anche i più puristi. I Marlene hanno deliziato con un recuperato il set elettrico (dopo le date in teatro del recente passato, ripercorrendo il meglio del loro repertorio insieme all’ottimo e poliedrico innesto Davide Arneodo. La stessa Juliette Lewis è stata coinvolgente, un vero animale da palco, un’eroina del cinema che ha dimostrato di saperci fare anche in veste hard-rock. Un successo di pubblico enorme. Una scommessa stravinta. (Si ringraziano Hungry Promotion e Giulio Di Donna per la collaborazione; Lost Gallery)