A seguito della pubblicazione di Interprétation, suo album d’esordio, Losthighways incontra Eli Natali per una breve chiacchierata. Un lavoro onesto, deliziosamente onesto. Descrivendo città, rapporti personali, insuccessi, amori, delusioni, spensieratezza, Eli Natali riesce così ad offrire uno squarcio di vita giovane osservato da una ragazza che pone la lente d’ingrandimento quasi esclusivamente sull’universo femminile. La sua musica è particolare per la sua semplicità ricca di sfaccettature colorate che la rendono affascinante e concreta. Un bell’album d’esordio, da godere nel presente e che attende conferme nel futuro; per questo Losthighways non ha perso l’occasione di porgere alcune domande per conoscere meglio la giovane Eli. Ad accompagnare l’intervista il brano Saint Ange (in streaming autorizzato).
Interprétation è il tuo primo album, un esordio solido per una giovane cantautrice… posso chiamarti così, vero?
Sì, cantautrice è il termine perfetto, comodissimo, che non ha equivalenti in inglese o francese, così compatto!
Eli Natali è nata nell’altro emisfero ed ha vissuto in svariate città europee. Senza entrare nel tuo privato, musicalmente quanta importanza ha avuto questo tuo “girare il mondo” nel crearti come artista?
Ha influito su tanti aspetti, a partire dalle lingue scelte per cantare; quando cresci in diversi ambienti musicali inconsapevoli, è normale che tu riproduca entro quelle linee conosciute. Non mi penso all’interno del panorama italiano musicale, ma sicuramente sono influenzata tantissimo ormai.
Quando nasce Interprétation? Quanto è durato il “parto”?
E’ difficile dire quando è cominciato il lavoro. Diciamo tecnicamente all’inizio del 2007, quando il mio produttore ha dato il via libera, così ho contattato alcune musiciste e abbiamo cominciato a provare per incidere. Però in verità alcuni dei pezzi sono stati composti tempo prima, e già li suonavo con il mio gruppetto di amici all’università.
Immagino che ora seguirà una fitta attività live. Porterai la tua musica anche oltre confine italiano?
Sì, ho suonato abbastanza questa primavera, e in effetti si sta cercando di organizzare qualche concerto fuori. Puntiamo sul Belgio e l’Olanda per il momento. Vedremo.
Nelle tue canzoni si può godere dell’immediatezza della lingua inglese e del fascino della pronuncia francese. Un giorno ti sentiremo anche alle prese con la lingua di Dante?
E’ da un po’ che dico che voglio provare a scrivere in italiano. Sta prendendo forma un pezzo in italiano che addirittura mi piace! Vedremo se altrettanto diranno gli ascoltatori! Però bisognerà aspettare il secondo album!
Oltre alla musicalità della lingua, mi pare che il testo, per te, valga molto. Lontano dalla vera e propria forma della poesia, i tuoi testi sono comunque sentiti, introspettivi e comunicativi. Non narri frivolezze, ma emozioni. La musica non può evitare di prescindere da un messaggio? Quale tra questi due fattori è più forte in te?
Sì, sicuramente per me il testo, ovvero il messaggio, è molto importante. Non riesco a pensare i brani diversamente, anche perché non ho una solida formazione da musicista. Per questo mi piace collaborare con musicisti doc, che quando pensano ad un’emozione che devono trasmettere non la esprimono a parole, bensì con note… l’intreccio è sempre molto interessante. Ma rimango dell’idea che il testo/cantato è imprescindibile per quello che riguarda la mia musica.
Wicked sleeping beauty: rabbia, odio e voglia di vendetta per una delusione troppo grande che rimane a putrefarsi nel silenzio. Hai accompagnato questo testo ad una composizione che non è altrettanto potente, anzi, quasi leggera. Tale accostamento cela una tua particolare ironia per affrontare la vita?
Interessante questa osservazione… vieni a sentirla dal vivo Wicked Sleeping Beauty, è molto più arrabbiata in quel contesto.
Quali sono gli ascolti che più ti hanno influenzato? Ci sarà qualche “mito” che, senza il bisogno di emularlo, ti accorgi riesce ad affiorare nella tua musica?
Potrei enumerare una serie infinita di cantautrici, a partire da Sarah Bettens dei K’s Choice… ma devo dire che i miei pezzi in francese, più verbosi di quelli in inglese, assomigliano alla “chanson de texte” alla Ani Di Franco.
La semplicità della tua musica è un valore aggiunto ad Interprétation. Il termine semplicità è da leggersi come “alla portata di tutti”. Non sei una virtuosa strumentista, nè una cantante dalle doti naturali e tecniche fuori dalla norma; non hai scritto testi visionari, non componi musica d’avanguardia. C’è una splendida naturalezza nella tua musica: tante piccole cose, graziose ed al loro giusto posto possono creare qualcosa di grande. Ti ritrovi in queste parole?
Sì, abbastanza; spesso le cose semplici sono le più belle. Ma non per questo bisogna fermarsi lì, e adesso ho in mente nuove sonorità, nuovi progetti. Vedremo!