Helena Verter nasce nel 2003 con un nome e cognome ben definiti dietro i quali c’è un’intera band. E dopo soltanto sei anni di vita Helena respira il mondo, lo sente sulla pelle, ne immagazzina sensazioni, emozioni e le restituisce attraverso musica e parole. Il tutto in quel che essenzialmente è un rock melodico dalle fattezze semplici, dirette, perché quando c’è l’esigenza di dire qualcosa bisogna che si colpisca da subito, senza giri funambolici che distolgono l’attenzione dal target principale. E così il messaggio risulta sempre chiaro, diretto e non si presta a interpretazioni o fraintendimenti. In un mondo in cui la passione diventa sterile quando si ha ciò in cui non c’è vita, come la televisione, il cervello si atrofizza con lo sviluppo di un pensiero di massa che non è in grado di guardare e criticare il mondo coi propri occhi ma soltanto di conformarsi, generando l’aspirazione di corrispondere ad un modello, portando l’ansia come conseguenza fondamentale, ansia del tempo, di realizzazione che equivale alla perdita della bellezza senza clamori. E ancora valori persi tra reality, quiz, show da schermo piatto; la dipendenza da stupefacenti, da responsabilità della vita quotidiana che crescono sempre più fino a condensarsi in un miscuglio densissimo di 5mg. di vero niente; la strumentalizzazione quotidiana delle esistenze fragili, pestate fino alla morte per una seconda volta; l’orrenda violenza sui bambini che lacera il cuore; la percezione di un mondo che sogna se stesso; la percezione distorta delle cose che vuol sembrare reale, ma poi quando si mostra in tutta se stessa ci spiazza in maniera definitiva e disarmante. E poi amore, le riflessioni profonde e dolorose, la presa di coscienza, le scelte. Perché tutto, anche la vita, “in fondo è solo una questione di ore, ore buone, ore cattive“. Con la voce energica e carismatica di Caterina Trucchia, spesso e volentieri a fare la parte della leonessa, i brani si sviluppano riuscendo a creare le diverse dinamiche pur con l’uso degli strumenti e delle tecniche base del rock alternativo. Arrangiamenti per niente complessi ma molto efficaci e alternanza tra brani più sostenuti e ballad sognanti sono i veri punti di forza di questo disco. Così anche se non attacca la distorsione si riescono a rendere lo stesso i crescendo, soprattutto con le chitarre che sono arrangiate sempre benissimo, con un ottimo sound che si districa tra arpeggi puliti, accordi, assoli, rumori e riff coinvolgenti. Ma se le chitarre brillano dall’inizio alla fine del lavoro, le tastiere spesso si fanno sostrato intimo e fondamentale di ogni brano; la sezione ritmica è sempre precisa e diretta, come piace al rock e di tanto in tanto spunta qualche elemento di elettronica minimale che di certo non guasta. Complice sicuramente anche l’ottima produzione di Andrea Mei (ex tastierista dei Gong e autore per i Nomadi), Questione di Ore sa essere molto interessante pur non trascendendo alcuna concezione odierna di musica rock. Un ottimo esordio per la band marchigiana, che sa rendere propri e personali argomenti anche oramai troppo abusati. Chissà che questa realtà non si consolidi nel futuro più immediato. Noi ci scommettiamo.
Credits
Label: Sana Records – 2009
Line-up: Caterina Trucchia (voce) – Paolo Recchi (chitarre) – Stefano Ciminari (basso) – Carlo Mazzieri (tastiere) – Lorenzo Scipioni (batteria)
Tracklist:
- Squali avvoltoi buffoni e voyeurs
- Gondole Viola
- 5mg di… vero niente
- Brividi
- Questioni d’amore
- Sci-volano barche
- Sogno affamato
- 2_00 pm
- Percezione delle cose
- Sharm 2005
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