“Se un bel giorno un male ci portasse via lontano / o se perdessi l’equilibrio sulla fune che ci lega / Allora so per certo che odierai questa canzone / da cantare quando si fa buio” (Quando si fa buio, In Circolo – 2002).
Queste parole sono il cuore di un concerto che chiude un tour leggero nelle intenzioni, allegro nell’attitudine, puntuale nella messa in atto, professionale nell’organizzazione. Una canzone dei Perturbazione diventa per Tommaso Cerasuolo (voce della band di Rivoli) occasione di riflessione e comunicazione: le persone possono sbagliare, ma la Musica è energia, sa essere divina oltre i nostri piccoli confini… le canzoni sono gentili. Così si rivolge al pubblico, con umiltà, con sensibilità. Un conto è declamare. Un conto sono le pose. Un conto sono i Perturbazione. Gentili.
Per loro vale l’eccezione: sono gentili esattamente come le canzoni. E allora possono permettersi un’analogia divertente e divertita: il Preliminari Tour anticipa il prossimo disco (in lavorazione) con tutto il gusto della semplicità e della vitalità che porta ad assaporare l’attimo, senza ansia da prestazione. Ansia non ne hanno, infatti. E se ne hanno è quella sana, non quella che compromette l’esito di una performance come tante volte accade a band che arrivano semplicemente a destare nel pubblico il senso dell’attesa di un miglioramento.
I Perturbazione hanno una storia di anni alle spalle, tanti. Cinque dischi (o sei, nel caso si consideri il dettaglio). Oscillazioni tra Santeria, Mescal, EMI, Iceberg (la svolta e il coraggio). Chilometri sotto le ruote del furgone. Vita vera, da affrontare e da raccontare col dono raro di certa poesia malinconica che sa sorridere, però. Spettacoli paralleli importanti, amati e nutriti nel tempo (Concerto per disegnatore e orchestra, Le città viste dal basso). Difficoltà. Tante. Eppure tornano ogni volta più “belli”. Anche nel nuovo assetto live che vede l’ingresso del nuovo bassista Alex Baracco, grintoso e in pieno stile perturbato.
Finalmente tornano a suonare in sei, in elettrico. In una forma splendida. Capaci di tenere altissimo il ritmo per 90 minuti e più, arrivando a tre bis, con un’energia che non subisce variazioni e che sa rigenerarsi per lo scambio con un pubblico attento e sempre coinvolto.
Locanda Atlandide, Via dei Lucani. Una sera che si fa chiosa di un 21 novembre romano baciato da un caldo autunno. E’ in questo luogo, in queste ore notturne che si chiude un giro di cinque date tra Torino, Milano, Bologna, Firenze e Roma.
Toccano brani estratti da In Circolo, Canzoni allo specchio, Pianissimo Fortissimo… fino a due inediti che raccontano qualcosa sulle direzioni che avrà il nuovo corso.
Se mi scrivi, Chiedo alla polvere, Agosto, On/Off, Nel mio scrigno, Battiti per minuto, La rosa dei 20, Quando si fa buio, Leggere parole, Mi piacerebbe, Arriverderci Addio… tanto per citarne alcune. Scorrono l’una dietro l’altra come le gocce di pioggia leggera che accompagna il sole in certi giorni di primavera. Perché loro sono questo, toccano il cuore, sanno raccontare la tristezza, la nostalgia… e strappare un sorriso improvviso sulla scia di un’ironia che non conosce aggressività, ma solo delicatezza… solo gentilezza.
Ringraziano, ricordano tutti, salutano alla fine. Dall’alto del palco. Dal basso, in mezzo alle persone. Leggeri, nonostante tutto. Aspettateli, ancora. Sanno essere liberi. E sanno osare, davvero. (Lost Gallery)
Mi hanno semplicemente spiazzato. Capaci di donarmi quella leggerezza che ti cambia l’umore.
Grazie a tutti ragazzi, splendida serata!