Brooklyn, New York City. In uno studio di registrazione si incontrano per volere di Damon Dash, grande imprenditore hip hop per la Rock-a-fella Records, i Black Keys e una manciata di rapper tra i migliori della scena newyorkese. Undici giorni di lavoro insieme per undici brani: di mattina si registra la musica e di pomeriggio le voci. Niente di più semplice. Il risultato? Blakroc! Un progetto che riprende uno dei connubi più fortunati e (stra)abusati dei primi anni ’90, quello tra rock e hip hop, prima che arrivassero il crossover e il nu metal a rendere tutto ordinaria amministrazione. Ma qui la questione è diversa poiché non si tratta semplicemente di una mescolanza controproducente di stili dfferenti; non siamo di fronte a due artisti rock che fanno la loro musica sulla quale vengono poi innestate le rime dell’hip hop. Qui ci sono due artisti come Dan Auerbach e Pat Carney che con i dischi del Wu Tang Clan ci sono cresciuti e dai quali sono stati influenzati tanto quanto i classici del rock e del blues. E allora si tratta semplicemente di ritrovare fili conduttori, di immedesimarsi tutti in uno stesso spirito, di mettere insieme tanti tasselli ognuno dei quali è indispensabile per il magniloquente mosaico finale, poiché basterebbe che ne mancasse anche uno soltanto per rovinare il risultato. Si tratta di musicisti che condividono lo stesso amore per la stessa musica e si trovano a meraviglia a livello istintivo pur senza essersi mai incontrati prima. E allora i brani di questo Blakroc diventano qualcosa di corposo, di fresco e spontaneo.Il sound dal sapore vintage dei Black Keys che va a farsi corollario dei tanti diversi petali e sostegno stesso della loro diversità, che sta nel loro modo di raccontare ognuno le proprie storie alla propria diversa maniera. Un groove minimale e trascinante, una fluidità incredibile rendono il sound di questo disco molto vicino alle vecchie produzioni di RZA che Auerbach da sempre ammira riuscendo ad essere davvero molto melodico, soprattutto nei mini ritornelli o nei coretti, senza dimenticare quei guizzi psych-blues di chiara matrice Black Keys. E il Wu Tang c’è tutto o quasi, dal sound inconfondibile del suo mitico leader e produttore di sempre RZA, alle fantastiche storie dal gusto lirico del tutto particolare di Raekwon “the Chef”, con tanto di morto che canta grazie al recupero di una vecchia registrazione di Ol’ Dirty Bastard. E poi ancora Ludacris, NOE, l’istinto di Jim Jones, la classe e l’istrionismo di Mos Def, l’aggressività di Billy Danze, il tocco soul e r&b dell’unica donna Nicole Wray, semisconosciuta sulla quale garantiscono Missy Elliott e Timbalaand (e scusatemi se è poco!). Questo Blackroc è davvero un lavoro pregevole, che sa mostrare tutte le diverse anime dei componenti, che apre spiragli e non si chiude in un’iperbole insensata di rime a velocità supersonica, ottenendo undici brani tutti diversi tra loro ma che pure mostrano una compattezza che si avverte nello spirito generale. Un risultato davvero inimmaginabile per un disco buttato giù in così poco tempo e quasi del tutto improvvisato. Superbo! Si aspetta già il secondo capitolo.
Credits
Label: V2 – 2009
Line-up: Dan Auerbach e Pat Carney feat. Ludacris, Ol’ Dirty Bastard, Mos Def, NOE, Pharahoe Monch, RZA, Nicole Wray, Raekwon, Jim Jones, Billy Danze, Q-Tip
Tracklist:
- Coochie w/ Ludacris, Ol’ Dirty Bastard
- On The Vista w/ Mos Def
- Hard Times w/ NOE
- Dollaz & Sense w/ Pharoahe Monch, RZA and Dan Auerbach
- Why Can’t I Forget Him w/ Nicole Wray
- Stay Off The F*%$#n’ Flowers w/ Raekwon
- Ain’t Nothing Like You (Hoochie Coo) w/ Jim Jones, Mos Def and Dan Auerbach
- Hope You’re Happy w/ Billy Danze, Nicole Wray, Q-Tip
- Tellin’ Me Things w/ RZA
- What You Do To Me w/ Billy Danze, Jim Jones, Nicole Wray and Dan Auerbach
- Done Did It w/ Nicole Wray, NOE
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