Tra Nickelback e 3 Doors Down il verbo dell’alternative rock made in Italy è quello dei Teorema. Il loro disco d’esordio Forme Naturali è energia pura che esplode su liriche incisive maneggiando ad arte la lingua italiana. Il rock in italiano può essere diverso da quello proposto dal mainstream. Gli umbri Teorema sono uno splendido esempio. LostHighways dà voce a chi osa e quindi non poteva non intervistare l’interessante gruppo della scuderia Load Up Records.
Il vostro album d’esordio è basato su stilemi alternative rock e su un cantato in italiano che non è il classico binomio del rock targato Italia dove le deviazioni pop sono sempre vie obbligate. Questa scelta coraggiosa sta portando buoni frutti? E’ difficile fare rock dai colori meno pop in Italia, no?
L’unica scelta che abbiamo fatto è di scrivere qualcosa che prima di tutto piacesse a noi, quindi l’utilizzo di testi introspettivi e arrangiamenti poco radiofonici sono stati una presa di posizione consapevole. Per vedere i frutti è ancora un po’ presto, ma abbiamo avuto una risposta da parte della critica più che lusinghiera. Il problema non è nel pop ma nel fare musica in Italia, il fatto che poi non esista una scena rock mainstream rende tutto ancora più complicato.
I vostri testi sono veramente particolari… è possibile ricercare nuove “forme naturali” di scrittura maneggiando le infinite possibilità dell’italiano?
La lingua italiana da questo versante è una grande risorsa che ti permette di giocare con le parole e creare metafore efficaci che ti portano a vivere particolari stati emotivi.
In passato abbiamo scritto anche in inglese ma usare l’italiano, anche se più complesso dal punto di vista ritmico, ci permette di esprimerci al meglio.
Le nostre forme naturali si concretizzano nel cercare testi con parole forti o slogan che sottolineano in modo deciso il messaggio.
In Come eravamo stupidi si parla di anno bisestile… è forse una citazione relativa a 1.9.9.6 degli Afterhours?
Purtroppo no, pur riconoscendo agli Afterhours una grande capacità comunicativa al di fuori dei canoni, in Come eravamo stupidi quando diciamo “disteso intento a consumare un altro anno bisestile” si intende semplicemente sottilineare l’inerzia di un rapporto che si trascina da più di quattro anni.
A quale pezzo del disco siete più legati?
Ognuno di noi è legato diversamente ad un pezzo anche perchè partecipiamo tutti alla composizione e ciascuno si rispecchia nel brano in cui ha contribuito di più, ad esempio Martin in Canzone della fine, Alessio in Cenere ed Emanuele in Dea fragile.
Quanto conta la dimensione live per un gruppo rock come voi? Riuscite a trovare date in giro nella penisola?
Suonare dal vivo è il motore che manda avanti il progetto Teorema, ma è sempre più difficile “grazie” alla SIAE e all’ENPALS che le studiano tutte per distruggere la musica in Italia, purtroppo non si fa distinzione tra chi suona a low badget solo per promuovere la propria musica e chi lo fa per lavoro.
In questo momento stiamo collaborando con diverse agenzie di booking che stanno pianificando la promozione del disco per i prossimi mesi.
E’ un punto di partenza il primo disco con una label indipendente come la Load Up Records per poi passare al mainstream se possibile o vi trovate bene nel mondo indie?
Nella Load Up abbiamo trovato un ambiente molto stimolante, abbiamo piena libertà artistica e si cerca di fare il massimo con i mezzi a disposizione.
Non siamo in grado di dire come sarebbe lavorare in una major ma sicuramente ci piacerebbe avere maggiori possibilità economiche sia per la promozione che per la produzione.
Quanto dovete al web (es. MySpace, peer to peer, lastfm) in termini di promozione della vostra musica?
Grazie a MySpace abbiamo tanti amici che ogni giorno vanno nella nostra pagina ad ascoltare i brani, ci ha permesso di vendere qualche disco in più ma sicuramente non ci ha cambiato la vita.
Siamo molto presenti e ci piace confrontarci anche con altri artisti.
E’ sicuramente una buona vetrina per chi non può permettersi una promozione su radio e TV ma la sovrabbondanza di presenza rischia di minimizzare il tutto dando l’illusione che basta avere un profilo per essere un artista.