In collaborazione con Libellula Music, in esclusiva il decimo racconto e l’illustrazione contenuti in Babele:noir di Marco Notari.
10) Anch’io perduto ormai – storia e testo: M.Notari
Ma oltre la porta non c’è l’appartamento di Amsterdam. Non c’è nemmeno Amsterdam. Fuori è tutto bianco, completamente bianco in ogni direzione. Cristiano non riesce nemmeno a capire dov’è che sta appoggiando i piedi. D’istinto si gira per rientrare in casa ma la porta non c’è più. Ora ha davvero paura, come quando si sveglia di notte e tutto è buio e non ricorda più dove si trova. Suda, comincia a correre convulsamente per scappare da quel vuoto che lo inghiotte, ma in qualsiasi direzione si giri (…) non c’è niente. Finché non ha più fiato, ed esausto si siede sul nulla. Continua a tremare e le mani gli si fanno pesanti. Quando abbassa il capo per guardarle sta tenendo la testa di Lucia, che è sdraiata accanto a lui.
Lo guarda dritto negli occhi, non dice niente ma non smette di fissarlo, con uno sguardo freddo e terrificante. Cristiano ritrae le mani, vorrebbe urlare ma non ci riesce, la voce gli resta strozzata in gola e lui è diventato muto. Intanto da lontano arrivano delle voci, c’è qualcuno che urla di prenderlo, di non farlo scappare, sono tanti ora e li vede arrivare attraverso l’enorme distesa bianca. Prova a rialzarsi, Lucia lo afferra per un braccio per non farlo scappare, Cristiano si divincola con forza finché si libera. Riprende a correre, ma è stanco, ha il fiato corto, sente gli altri che si avvicinano. Poi il bianco sotto i suoi piedi comincia a staccarsi, deve saltare sui pezzi rimasti intatti, se cade ha l’impressione che non si salverà. Ha ancora il tempo di sentire una mano sfiorargli la schiena, prima che tutto il pavimento sotto i suoi piedi si sgretoli e lo trascini giù con sé.