In collaborazione con Libellula Music, in esclusiva l’undicesimo racconto e l’illustrazione contenuti in Babele:noir di Marco Notari.
11) La mia vita è un investimento sicuro – storia e testo: M.Notari
Si sveglia di soprassalto, ma non riesce a muoversi. Cerca di aprire gli occhi con tutte le sue forze. Forza Cristiano, dai cazzo. Ecco.
Tutto il corpo gli trema, ma per fortuna nessuno nel suo scompartimento si è accorto di nulla, sono tutti impegnati con i cellulari o i portatili. Cristiano si accorge immediatamente che intorno a lui c’è qualcosa che non va. Il passeggero che ha di fronte ha la faccia di un cane e gli sta abbaiando contro, mentre al suo fianco un uomo con un becco da avvoltoio lo scruta con aria minacciosa. Si gira verso il centro del vagone dove scopre con orrore un plotone di uomini-maiale, che gli puntano gli occhi addosso come se fosse un alieno.
Cristiano si gira disorientato verso il finestrino, è tutto assurdo ma se guarda fuori forse quegli strani individui la smetteranno di fissarlo. Nota delle sbarre d’oro che sigillano il finestrino, ed il riflesso del suo corpo che lentamente sparisce, partendo dalle gambe e salendo verso il torace. Quando sparisce anche il suo volto Cristiano non vede più niente. Non vede più niente e gli manca il respiro.
(…)
E’ sveglio. Ora lo è per davvero ? Pare di sì. I passeggeri del treno sono tornati normali. Cristiano si raddrizza sulla poltrona. Odia i sogni a matrioska, quando sbucano fuori uno dopo l’altro. Sta ancora sudando quando arriva il primo conato di vomito. Poi un altro. E un altro ancora. Deve andare in bagno. Gli viene di nuovo il dubbio di trovarsi in un sogno, si alza e prende contro ad un paio di persone che gli rispondono in malo modo. Entra in bagno e si lava la faccia. Non succede nulla. Ora è quasi sicuro di essere sveglio per davvero. Deve calmarsi. Poi però arriva un altro conato e non riesce più a trattenerlo. Si butta a testa in giù nella tazza del water e vomita. Vomita la colazione, e poi la cena della sera prima, e poi il pranzo, e quando ha finito vomita sangue.
Ecco, ora è passato. Si guarda nello specchio.
Si aggiusta la cravatta e guarda il suo rolex. Sono le 7.12 ed il treno è in perfetto orario. Alle 8.45 Cristiano ha un briefing molto importante a Milano a cui non può assolutamente mancare. Suo padre gli ha assegnato il compito di assisterlo nella direzione di un caso molto importante, può essere la sua occasione per fare colpo su di lui, per dimostrargli quanto vale. Dovranno difendere un importante parlamentare da un’accusa di corruzione, e se riusciranno a farlo assolvere il prestigio dello studio legale di famiglia ne potrebbe beneficiare in termini esponenziali. Ignora quella voce lontana che gli dice che c’è qualcosa di sbagliato in tutto questo, e che è più in pensiero all’idea di dover fare bella figura con il padre che non per il caso di per sé. La sostituisce con un’altra voce, una voce dal suono metallico e ossessivo, e lascia che gli rimbombi nella testa, sempre più forte, come un chiodo che viene spinto sempre più giù dentro il cervello:
“Io sono un uomo felice.
Io sono un uomo felice.
Io sono un uomo felice.”