Occorre un pochino di leggerezza, talvolta. Occorre lasciare che le sensazioni scivolino. Occorre svestire le pose e lasciarsi andare alla buona educazione dei numeri primi, ri-partire dai colori primari. I Beacoup Fish ci riescono. Lascio tutto è un disco gentile, rock come sanno esserlo l’istinto e certe urgenze, pop come riesce alle mattine d’autunno usate alla memoria, alla malinconia. Il destino di certe parole è musica; certa musica è conversazione d’attimi, estemporaneo arrendersi alla bellezza dei Sì. Losthighways chiacchiera con Matteo Gosi di aspettative e dettagli, di umori e memoria e tutto accorre a rendere ancor più piacevole la scoperta di un disco che è tragitto e ponte, da qui ad un futuro prossimo che vuole essere crescita, che può essere scoperta, che deve avere l’occasione di dire, di dare. (Imperfetto è in streaming autorizzato)
Possiamo parlare di ricerca di autenticità pensando alle scelte che hanno portato alla realizzazione di Lascio tutto? Penso in particolare alla produzione, alla scelta dello studio di registrazione, degli strumenti, al calore vintage di cui sono pregni i pezzi.
Sì, esatto. Dopo la prima esperienza in studio per Come l’acqua desideravamo avere un approccio completamente diverso. Più diretto e franco. Più corale. Di lì ci siamo mossi per la scelta del produttore. Taketo veniva da esperienze lontane dalle nostre. Aveva appena finito Edda e Capossela. Ma era ciò che cercavamo. Lui ci ha poi convinto a registrare l’album in diretta; così, uno studio con una sala da ripresa sufficientemente grande è divenuta una necessità. La Sala A delle Officine Meccaniche era grossa. Suonava grossa. E profumava di musica. Perfetta. E così è stato. Gli strumenti vintage avevano il suono che cercavamo e sono stati un complemento fondamentale. Completamento del progetto.
Lascio tutto: “Scritto e suonato in diretta dai Beaucoup Fish”. Quanto di estemporaneo c’è nel disco? Dove la musica ha seguito le parole e viceversa? Quanto ha influito l’esperienza live di questi anni sul lavoro ai pezzi?
Le parole seguono sempre la musica. Noi componiamo tutti insieme, improvvisando. E la melodia delle canzoni nasce in una specie di improbabile inglese. Solo Sogno, in questo disco, è stata scritta interamente da uno di noi (Giovanni).
Il live ci ha sicuramente influenzato. Nei concerti del tour di Come l’acqua usavamo anche delle basi (pattern di batteria, pad, archi etc). E la cosa non è che ci piacesse poi tanto. Ci ingabbiava troppo. Nel tempo e nello schema canzone. Quando poi abbiamo dovuto preparare dei set acustici, abbiamo cominciato a collaborare con Roberto (che poi è rimasto dei nostri) e a suonare più liberamente. Ci è piaciuto di più. Niente synth, niente click, niente basi, più chitarre. Quei live sono stati l’anello di congiunzione con il nuovo disco.
Personalmente ho amato molto Come l’acqua. L’ascolto del nuovo disco permette di ri-assaporare certe fragranze che appartenevano a La mia pace, Mi sento più leggero. La sensazione che ne ho avuta è quella della buona occasione che ha dismesso la fugacità del frangente, del puro piacere…
Volevamo rompere un po’ col passato. Essere più rock e più diretti. Ma poi, molto più naturalmente, rotture non ce ne sono state e il disco ha continuato un discorso avviato con Come l’acqua. In modo diverso, certamente e, contrariamente a quello che pensavamo all’inizio, più pop. Ma comunque vicino.
I testi vanno oltre gli accenni e le immagini del passato. Ma credo che l’atmosfera che ricreano sia piuttosto simile al passato.
Imperfezione, fine, cambiamento, vecchi errori e nuove occasioni, perdita. Tutto ruota attorno all’Amore, e l’Amore è Forza in Lascio tutto. Non è mai banale dirne. Esistono molti modi per dirne. Il vostro è forse il più rischioso, perché tra leggerezza e superficialità il confine è labilissimo. Le vostre immagini sono polaroid, immediate, vere, ma il vostro sguardo non è mai superficiale. Qual è il vostro segreto?
Mi commuove davvero sapere che una persona si dedichi all’ascolto dei miei testi.
Il confine, come dici giustamente tu, è assolutamente fragile. E spesso ho il dubbio di sconfinare nel didascalico: non sono mai pienamente soddisfatto dei testi, infatti cambiano fino al giorno della registrazione. E il giorno dopo me li dimentico. Davvero.
Non credo di aver trovato ancora l’equilibrio giusto: ci sto lavorando.
Ci sono degli omaggi a persone speciali in questo disco. Adulti che hanno lasciato un segno. Persone che rimangono sotto pelle. È così?
Sì. L’ultimo pezzo del disco è dedicato al nonno materno mio e di Gio. E’ stata una persona infinitamente importante per la mia educazione culturale e per la mia morale.
“La cosa migliore sai qual è? È lo stupore per la novità” (Teen). Cosa è novità per chi fa musica, per chi, come nel vostro caso, sceglie il pop come forma d’espressione? Cosa è novità per i Beaucoup Fish, cosa riesce a stupirli oggi?
L’ultimo vero stupore l’ho provato con KID A. Nel pop è difficile stupire e stupirsi. E di novità non è che se ne veda molta.
A volte mi stupisco di quanto alcuni testi siano scritti bene (Bianconi). Oppure mi stupisco quando un autore riesce a mettere ironia e poesia nello stesso verso (Dente). Mi stupisco quando uno ha una voce incredibile (Edda) o per un arrangiamento di archi (Davide Rossi, con cui abbiamo lavorato). Insomma mi stupisco dei singoli elementi costitutivi di un brano o di un disco ma rarissimamente di fronte ad un disco intero e tutto ciò che contiene. Specialmente italiano.
La scoperta migliore degli ultimi anni sono stati gli Arcade Fire.
Lascio tutto è un disco giovane, sul mercato dallo scorso 6 novembre. Come lo state vivendo? Cosa vi aspettate da lui? Servono molte cure perché la musica non affondi nel calderone delle buone intenzioni. Il web spesso semplifica le cose ma non sempre le rende più facili, scarnificandole dalla fatica di cui sono frutto…
Non so cosa ci aspetterà. E’ tutto onestamente molto difficile. Suonare live. Trovare spazio nelle radio. Le TV musicali stanno scomparendo. Non esiste più una strategia vincente o una previsione credibile perché il mercato non segue più nessuna regola o corrente: è in balia di se stesso, alla deriva. E forse ogni piccolo gruppo come il nostro è alla deriva con lui. Speriamo di riuscire a suonare il più possibile in giro perché pensiamo che sia il modo migliore per promuoverlo. Per presentarlo e spiegarlo. Per darne la giusta chiave di lettura. Che è quella del cuore e del sudore che mettiamo sul palco.
Grazie. (Ed in particolare, grazie per Imperfetto).
Grazie a te (Imperfetto è il pezzo a cui, sicuramente, sono più legato)