Ci sono luoghi che hanno una valenza particolare, vuoi per le suggestioni che evocano o semplicemente per via di ricordi che ci legano a loro. Roma, Canterbury, la Via Francigena hanno una rilevanza storica, ma dal 20 gennaio 2010 hanno anche il potere di evocare sensazioni, emozioni racchiuse nell’album Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro, ultima produzione dei genovesi Numero6 in collaborazione con lo scrittore Enrico Brizzi. Partendo dall’omonimo libro, in cui l’autore bolognese ha voluto racchiudere una sorta di diario di bordo del suo viaggio, hanno dato vita ad uno spettacolo di reading in musica. Uno spettacolo dove le parole e le note hanno la stessa importanza e si completano. Uno spettacolo che è diventato un disco. Abbiamo chiesto a Michele Bitossi di parlarci un po’ di questa esperienza e del futuro dei Numro6.
Premesso che amo Brizzi, il suo modo di scrivere e che i suoi libri mi fanno spesso compagnia, cosa c’è ne Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro che vi ha convinti a portarlo in giro per l’Italia e a renderlo un disco?
Sarò sincero: a me i libri di Enrico piacciono tutti. Ovvio, ho delle preferenze, ma il suo approccio alla scrittura da sempre mi affascina e mi emoziona. Detto questo, Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro è uno dei miei preferiti tra i suoi romanzi, per cui ci siamo avvicinati a questo progetto con grande entusiasmo. Mi sento di affermare, tuttavia, che se la collaborazione si fosse materializzata per Bastogne o per La nostra guerra (solo per fare due esempi) non ci saremmo certamente tirati indietro. Sta di fatto, comunque, che Il pellegrino ha “dinamiche” che a mio avviso si prestano enormemente ad essere trasferite su corde di chitarra e bassi, su tasti e su pelli di tamburi, oltre che naturalmente tramite melodie vocali.
Trovo che nei vostri reading ci sia un connubio perfetto tra musica, parole e “recitato”, se vogliamo definirlo così. Pensi che ciò derivi da un qualcosa che unisce la vostra musica alla scrittura di Brizzi?
Mi fa molto piacere questa osservazione che poi, fortunatamente, esprime un concetto riportato praticamente da tutta la critica musicale che ha recensito fino ad oggi l’album e dalla gente che lo ha scaricato e ascoltato. Il nostro obiettivo comune (parlo della band, ma anche di Enrico) era quello di realizzare un vero e proprio disco rock fatto di canzoni con strofe, ritornelli, bridge e quant’altro. In questo contesto Brizzi si è posto, anche grazie al nostro incoraggiamento, come una sorta di “cantante”. Intanto perché ha riadattato undici momenti del libro in base alle esigenze dei nostri pezzi, poi perché è stato bravissimo a interpretare i brani non limitandosi a leggerli. Tutto questo credo abbia contribuito a far sì che tutto quello che avevamo in mente, che reputo un progetto piuttosto ambizioso, si sia materializzato in pieno.
Sappiamo che la collaborazione tra Brizzi e i Numero6 non si limita solo a questa serie di reading (lo scrittore bolognese è autore del testo del brano Navi stanche di burrasca). Proprio in virtù di questo, volevo chiederti se pensi che l’esperienza nata da Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro avrà un seguito?
Mi piacerebbe moltissimo. Ne ho parlato recentemente a Enrico proponendogli di riflettere su un nuovo progetto comune. Mi piacerebbe ragionare su un album di “Enrico Brizzi & Numero6″ che prescindesse da un suo nuovo romanzo. Credo che con Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro abbiamo rispolverato la nostra anima più rock e post punk. Sono assai lieto di ciò e mi piacerebbe ripetere questo esperimento con un nuovo disco in cui nostre canzoni si sposino con testi scritti da Enrico per l’occasione e in cui lui, ovviamente, sia nuovamente il frontman e, a modo suo, il principale “cantante”.
Nel panorama musicale italiano ci sono alcuni gruppi che hanno fatto del reading la loro forma d’espressione, penso ai Massimo Volume, agli Offlaga Disco Pax. Cosa offre il reading di diverso e di speciale rispetto al modo canonico di fare musica?
Hai citato due band che apprezzo molto. Soprattutto i Massimo Volume, che reputo uno dei progetti più significativi degli ultimi vent’anni nel panorama indipendente italiano. Entrambi questi gruppi, però, fanno canzoni, seppur con impostazioni e cifre stilistiche non convenzionali, puntando sulla declamazione piuttosto che su un canto tradizionale. Credo che sia questo l’aspetto davvero interessante. Alla fine, come dicevo prima, è un po’ quello che i Numero6 hanno cercato di fare in questo disco con Enrico Brizzi. Quando penso a un reading generalmente mi vengono in mente situazioni menose o “ingessate”, in cui la musica funge quasi esclusivamente da sottofondo alla lettura. Personalmente non sono interessato a questo tipo di performance, come immagino non lo siano né gli Offlaga né i Massimo Volume.
Genova è una città che ha regalato grandi artisti: mi vengono in mente Tenco, De Andrè, ma potrei citarne molti altri. Pensi che ci sia un’aria particolare? Cos’ha di speciale Genova che l’ha resa la culla di tanti musicisti?
Potrei essere retorico e scontato dicendoti un mucchio di cose a proposito dell’aria di mare, del porto, del centro storico, del carattere spigoloso, ma disponibilissimo dei genovesi. Lo hanno fatto prima di me e in maniera eccellente artisti immensi come De Andrè, Fossati, Tenco e altri ancora, per cui evito. Mi viene soltanto da dirti che per me Genova, nonostante le sue immense magagne, è l’unica città possibile in cui vivere. E’ bello viaggiare e abbandonarla per un po’, ma è impossibile farlo per un periodo troppo lungo. E’ una città che ti lega a sè in maniera incredibile. Probabilmente tutto ciò incide sulla creatività degli artisti che ci nascono, che ci vivono e che ci crescono.
E il futuro dei Numero6? Cosa dobbiamo aspettarci? So che state lavorando ad un nuovo album. Puoi darci qualche anticipazione?
Attualmente io sono in studio per registrare il mio primo disco solista. Un progetto a cui tengo tantissimo e nel quale sto mettendo tantissime energie. Anche coi Numero6 stiamo lavorando intensamente. Entreremo in studio il 22 marzo con quindici pezzi nuovi per dare un seguito al fortunato Ep Quando arriva la gente si sente meglio del 2008. Non vediamo l’ora di tornare in pista con un disco che si preannuncia come molto energico.