Impressioni surreali imprigionate tra le immagini, i colori e gli odori di un tempo andato, tra le sensazioni che si mescolano e scorrono come i tratti dell’acqua di una fontana su una tela antica, a mostrare l’incredibile teatro della vita. Gli Irrepressibles sono l’espressione della mente dell’inglese Jamie McDermott e, nonostante i diversi anni di attività alle spalle, Mirror Mirror è di fatto il loro disco d’esordio. Un combo di dieci elementi che accostano una formazione classica con una sezione d’archi e qualche fiato ai tradizionali strumenti pop, chitarra e piano. Il risultato è qualcosa che oltrepassa i margini della sfera musicale per aprirsi verso nuove forme. Dalle prime note questa musica che incanta si fa mezzo attraverso il quale poter compiere un viaggio all’interno di un mondo fantastico, mistico e teatrale, meraviglioso, perduto, antico. Orchestrazioni romantiche della tradizione “colta” europea incontrano le melodie pop per fondersi in un organismo che germoglia di vita, sublimato da una voce che sembra muoversi in perenne catarsi e che, spesso, non può non ricordare i movimenti emozionali di Antony Hegarty. Atmosfere che riportano il (melo)dramma seicentesco, la gloriosa polifonia cinque-secentesca, le arie da operetta buffa, alla luce di una modernità pop rappresentata da piano e chitarra acustica, per rendere l’amore, la rabbia, il desiderio, la perdita. Così la voce di McDermott si stende in tutto lo splendore del suo timbro particolarissimo e delle sue mille sfaccettature, tra gli incredibili arrangiamenti orchestrali anche piuttosto complessi e strutturati e quelle melodie che quasi per incanto ti pervadono, nella testa e nel cuore. La follia crescente e bizzarra di My Friend Jo, gli sfavillanti e magnifici echi barocchi di In Your Eyes, l’intimismo toccante e riflessivo di Forget The Past, la magia di potersi perdere in un caleidoscopio di colori, nell’arcobaleno traboccante di sogni che scaturisce da in This Shirt, ci svelano la bellezza di questo mondo di specchi. Mirror Mirror è un lavoro teatrale, artificioso, ma che non perde l’elemento rivelatore di sincerità. Un lavoro che risente dell’evidente limite di risultare incompleto, poiché la sua veste sonora solo in parte riesce a catturare e a rendere lo spirito di questa arte che trascende le classificazioni tra i suoi diversi campi, poiché ha bisogno degli immancabili supporti visivi per estendere le sensazioni al massimo della loro pregnanza. In tal modo alcuni brani non posseggono quella forza per poter incantare da soli poiché sono in cerca di una dimensione che raggiunge il suo pieno compimento nella performance, attraverso la quale danza, cinema, musica, teatro si fondono in un’unica idea concettuale ed emozionale.
Credits
Label: V2 – 2010
Line-up: Jamie McDermott (lead vocals & guitar, artistic director, composer) – Sarah Kershaw (piano and vocals) – Jordan Hunt (violin & vocals) – Charlie Stock (viola and vocals) – Nicole Robson (cello and vocals) – Sophie Li (double bass and vocals) – Craig White (oboe, cor anglais and vocals) – Rosie Reed (flute and vocals) – Anna Westlake (clarinet, saxophones and vocals)
Tracklist:
- My Friend Jo
- I’ll Maybe Let You
- In Your Eyes
- Anvil
- Forget The Past
- Knife Song
- My Witness
- Nuclear Skies
- Splish! Splash! Sploo!
- The Tide
- Transition Instrumental
- In This Shirt
Links:Sito Ufficiale,MySpace
Un solo commento
Pingback: Visione sospesa tra i colori dell’arcobaleno: intervista e Jamie McDermott (The Irrepressibles) : Lost Highways