Un titolo “rubato” a Battiato, i tempi stretti dettati dalla Warner che a tutti i costi ha voluto un album per questo 2010, la consolidata formazione a tre con qualche ospite di rinforzo, la produzione artistica di Pat McCarthy: questi erano i presupposti per I mistici dell’occidente. Poco-niente era trapelato durante la lavorazione, ora rimane da capire come gli ingredienti si siano amalgamati e dove abbiano condotto.
Melodicamente ricco e corposo, il suono si distende però nell’ordine di arrangiamenti rigorosi. La band toscana si cimenta in struggenti ballate, tipici brani dal gusto pop ricercato, esperimenti pop-rock e derive spaghetti western in cui il baustelliano timbro raffinato si contamina con chitarre ruvide e un pianoforte da saloon. Vocalmente la fa da padrone Bianconi: è lui a cantare la maggior parte dei brani, mentre la delicata voce di Rachele Bastreghi trova spazio solamente in due (splendide) interpretazioni.
La componente testuale offre diversi spunti di riflessione: smorzata la volontà citazionista che dominava i testi di Amen e che rendeva il disco un rebus da decifrare su diversi livelli, qui la scrittura si fa più semplice, nonostante non manchino i rimandi culturali che hanno collocato i Baustelle in un filone di estetismo sofisticato. In una sorta di equilibrio rispetto al passato, il narratore Bianconi volge il suo sguardo di amaro disincanto sull’orizzonte sociale che lo circonda (prendiamo per esempio La canzone della rivoluzione, oppure la title-track) per poi osservare se stesso e la propria intimità, recuperando in parte la poetica del Sussidiario Illustrato della Giovinezza e prendendo atto del tempo intercorso. Una su tutte l’Estate enigmistica, il ritorno dopo dieci anni sulla spiaggia dove avevamo trascorso Le vacanze dell’Ottantatre.
I mistici dell’occidente non è il miglior disco dei tre di Montepulciano, né è stato presentato come tale. Le intenzioni sono buone e a volte, come nel caso de La Bambolina, il risultato è brillante. Ci sono spunti melodici interessanti e voci padroneggiate con più sicurezza e c’è la voglia di mettersi in gioco rispetto al materiale prodotto. Nonostante tutto manca un po’ di incisività, forse proprio per colpa della scrittura obbligata da contratto e non dettata da istinto compositivo.
Erano in molti ad attendere questo album, fans ma anche detrattori, ed ora che il disco inizia ad essere metabolizzato ognuno vende la propria verità. Critici snob e fans integralisti della prima ora continuino pure a cimentarsi in inutili onanismi, godendo del passo falso della band piuttosto che interrogarsi sui suoi perché; i Baustelle nel frattempo hanno comunque realizzato un prodotto che rimane ben al di sopra della media del pop italiano formato mainstream. E questo fatto vale molto più di molte chiacchiere.
Credits
Label: Warner / Atlantic – 2010
Line-up: Francesco Bianconi – Rachele Bastreghi – Claudio Brasini
Tracklist:
- Indaco
- San Francesco
- I mistici dell’occidente
- Le rane
- Gli spietati
- Follonica
- La canzone della rivoluzione
- Groupies
- La bambolina
- Il sottoscritto
- L’estate enigmistica
- L’ultima notte felice del mondo
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