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“E’ bello ricercare, essere curiosi e saper riconoscere il bello anche in mezzo al pattume”: intervista a Tommaso Colliva (Calibro 35)

calibro35_inter0110Con il loro omonimo album d’esordio, nel 2008, i Calibro 35 si sono imposti come una delle band del momento. L’idea di rivisitare colonne sonore celeberrime, passando da Morricone a Bacalov, ha riscosso i favori della critica, ma anche del pubblico che li ha premiati con una presenza massiccia ai loro live. Ottimi musicisti, con il loro secondo album (Ritornano quelli di… – 2010) hanno dimostrato di non essere solo dei grandi interpreti, ma di aver perfettamente assimilato un genere, tanto che i pezzi originali non si distinguono dalle cover se non leggendo il libretto. Abbiamo fatto qualche domanda a Tommaso Colliva, colui che sta “dietro le quinte” occupandosi della produzione artistica, e ci siamo fatti raccontare un po’ i progetti di questa band geniale. (Foto di Simone Lezzi)

Dopo il successo del vostro primo album, Calibro 35, con quale spirito vi siete messi in studio per Ritornano quelli di… ? Avevate degli obbiettivi?
In realtà non abbiamo mai smesso di registrare. Dopo il primo disco abbiamo fatto un paio di sessioni casuali in cui abbiamo realizzato I Milanesi Ammazzano Il Sabato, L’Uomo Dagli Occhi di Ghiaccio (poi uscita su Il Paese è Reale) e Milano Odia. Abbiamo pian piano continuato ad accumulare materiale fin quando non ci siamo accorti che avevamo un disco pronto.

In questo album, rispetto al precedente, vi siete cimentati maggiormente in brani originali. Che differenze ci sono tra mettersi a confronto con una cover o con un brano proprio?
Un momento illuminante per noi è stato quando ci siamo resi conto che uno dei brani più apprezzati del primo disco era Notte In Bovisa: molti pensavano fosse un brano di una colonna sonora e invece era l’unico inedito del disco. Questo ci ha fatto capire che l’estetica che volevamo avere poteva passare anche in pezzi nostri. Da un lato avere carta bianca è molto stimolante, ma anche molto difficile. Diciamo che l’obbiettivo è che l’ascoltatore debba leggere il libretto per capire cosa è nostro e cosa di altri.

calibro35_inter0210Nei vostri album sono presenti brani celeberrimi, come Milano odia: la polizia non può sparare o Indagine su un cittadino al disopra di ogni sospetto, ma anche pezzi minori, quasi sconosciuti. Quali sono i criteri che vi portano a selezionare i pezzi da reinterpretare?
Criteri principalmente e squisitamente musicali. E’ uno dei lati belli delle colonne sonore: film orrendi con soundtrack incredibili e film imprescindibili con musiche noiosine. E’ bello ricercare, essere curiosi e saper riconoscere il bello anche in mezzo al pattume.

Lo scorso anno avete realizzato la vostra prima colonna sonora originale per il film SAID, coproduzione italo-spagnola, e per La banda del brasiliano di John Snellinberg. Ci volete raccontare questa esperienza? Pensate avrà un seguito?
Scrivere per immagini è molto bello, devi avere molta dinamica emozionale, molta di più di quella richiesta da un concerto o da un disco. Esprimere le emozioni dettate da un copione poi è artigianato musicale puro e la cosa è iperstimolante. Nel caso di Said abbiamo composto interamente la parte musicale e registrato negli studi di Morricone a Roma mentre le immagini scorrevano proiettate sulle pareti, un’esperienza unica. La Banda del Brasiliano invece è un film che sta avendo un ottimo successo dal basso, basato tutto sul passaparola, e se lo merita davvero. Abbiamo contribuito alla soundtrack con due brani, gli altri sono di Pippo Guarnera, Sam Paglia, Gatto Ciliegia, AppaLoosa.

Avete riscosso un gran successo anche all’estero, dove avete ricevuto anche i primi riconoscimenti. Cosa c’è di diverso nell’approccio alla musica tra il pubblico italiano e quello straniero?
La fruizione musicale sembra meno preconcetta e più attenta. La gente va ai concerti anche per i gruppi “spalla”, è curiosa. Il fatto di essere una band strumentale ovviamente aiuta, non essendoci barriere linguistiche, ma credo che le persone apprezzino molto la quantità di groove che c’è dal vivo, soprattutto in USA; in Europa forse c’è più attenzione per il lato cinematografico-archeologico del progetto.

calibro35_inter0310Avete partecipato alla compilation Il paese è reale, progetto degli Afterhours partito dalla loro partecipazione al festival di Sanremo. Cosa pensate del festival, credete abbia ancora un senso? Vedremo mai i Calibro 35 sul palco dell’Ariston?
Chi lo sa!?! Una delle cose che ci piace dei Calibro 35 è proprio la trasversalità del progetto. Abbiamo suonato in festival molto distanti: jazz, rock, indie, classica, sperimentali… ma al Festival della Canzone Italiana non avevo mai pensato.

Chiudiamo con una domanda sul futuro dei Calibro 35. Cosa dobbiamo aspettarci?
Per ora concerti concerti e concerti, le idee sono tutte annotate in un libretto e quando si avrà un attimo si tornerà in studio.

Sospesi Nel Traffico– Preview

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