Sono italiani, sono giovani, e ci sanno fare. Questo potrebbe essere in sintesi il commento dopo l’ascolto di Dry, Wet, Paper, Plastic, Alluminium dei veronesi Antenna Trash. E’ bene però spingersi un poco oltre perchè i sei brani che compongono questo loro ep autoprodotto meritano attenzione.
Il suono degli Antenna Trash è un curato mix di rock ed electro perfettamente ambientato nella modernità in linea con le mode che giungono dal Nord Europa. La nostra band però, a differenza della quantità spropositata di gruppi che riescono ad avere il successo facendo musica orecchiabile inserendo un synth qua e là, hanno una personalità ed il loro marchio sonoro e compositivo è abbastanza originale.
Tutti i brani colpiscono per la spiccata tendenza danzereccia, ma non si prostituiscono al mero commercio che vorrebbe tutti a muovere costantemente il sedere a ritmo di musica. Gli Antenna Trash sono ritmo, ma non solo: ogni brano è ben costruito e non si limita a girare attorno ad un solo riff o beat elettronico catturando il pubblico con un facile ritornello. Il mix di voce, chitarra tagliente, basso funk, percussioni varie ed il sempre presente synth è molto ben orchestrato e non appare mai banale.
La freschezza immediata di Frequencies si abbina alla più elegante Try, Try, Try tone dimostrando che la band è in grado di comporre e spaziare su più fronti con personalità e determinazione.
Con queste credenziali, che pongono gli Antenna Trash ad un piano superiore rispetto a molte band emergenti, la più ampia prova su album dovrebbe essere quasi una formalità, comunque attesa con grande curiosità.
Credits
Label: Autoprodotto – 2010
Line-up: Seba (voce, chitarra, percussioni) – Mene(go) (basso, samples, voce) – Munick (sintetizzatori, drum machines, voce) – Alberto (batteria, samples, voce)
Tracklist:
- Heat
- Old Skool Music Call
- Frequencies
- Twister Honolulu
- D.A.M.I.R
- Try, Try, Try Tone
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