Nella moltitudine di uscite, più o meno interessanti sotto l’etichetta ormai più che abusata di post-rock, a volte ti capita di suggestionarti in maniera diversa e del tutto personale. Ti accorgi del valore aggiunto di certi progetti che sembrano andare oltre il semplice riproporre la formula solita, rimarcando stilisticamente il proprio lavoro con gusto e stile. Non è poco vista l’infinità di dischi che invadono il mercato, riversando nelle orecchie degli appassionati le solite solfe umorali e metereologiche figlie dei vari Mogway, Godspeed You Black Emperor e compagnia bella. Così inciampo in Fallen, firmato Il Rumore del Fiore di Carta: un progetto di origine molisana che esce fuori fragrante dal sottobosco e si presenta come un esperimento, un unione di intenti e di sensibilità in direzione della ricerca espressiva e che sa distinguersi e stupire sin da subito. Tema centrale sembra essere quello della caduta, a partire da quella di un aquilone in copertina, (affascinante l’artwork a cura di Paul Paper, fotografo di grande talento, la cui arte, sospesa e suggestiva, sembra sposarsi benissimo col concept artistico proposto dalla band). La caduta delle certezze, del tempo inteso come fredda cronologia di eventi, del suono della pioggia, delle parole misere quando se ne svela il non-senso. Fallen è pura sospensione, suggestione legata a colori, piccoli gesti, mutazioni lente e flashback di luce da immortalare e guardare con calma. Tattili alchimie e crepuscoli sonori, come messaggi cosmici captati in mattine all’aria aperta (Nestor 10), giochi di luce tra il sogno ed il risveglio (Reykjavik, che sembra un omaggio sospeso ai Sigur Rós). La filosofia del dualismo piano/forte, quiete/burrasca è assimilata dalla band seguendo sicuramente sentieri già battuti, ma farcita ora da suggestioni psichedeliche (Al Sapore di Fischerman) ora da dolci e stranite frasi di tromba ed affascinanti intermezzi recitati (Ambassador), e soprattutto la burrasca sembra arrivare sempre al momento opportuno. L’equilibrio tra frasi acustiche ed esperimento, tra suoni concreti e nastri sovrapposti e letti al contrario, si realizza nella bellissima Conto alla Rovescia, che fa da sfondo alla surreale poesia recitata con alienata enfasi da Luciano Mastrocola. Leon 1954, unico brano cantato, strizza l’occhio ad un pop-songwriting conteso tra elettronica soffusa, suggestioni ambientali, echi jazz e noise improvviso, mentre la lunghissima titletrack si abbandona ad un placido tema di pianoforte, in un reticolo di interferenze funky-elettroniche con tanto di delicatissimo vocoder alle spalle che ricorda gli Air. Chiude l’impressionismo rilassato e post-onirico di Mira, tra visioni lunari ed echi di grande fantasia melodica. Fallen assorbe umori, tecniche e sensibilità varie dai citati maestri del post rock fino a certo ambient minimale (Stars of the Lid) di casa americana e ci pare in fine un lavoro di sorprendente qualità ed ispirazione (edito anche in una versione in doppio vinile) che sfoggia soluzioni mai banali, una struttura compiuta ed organica che profuma di analogico dalla testa ai piedi. Limita molto (e sorprende altrettanto noi) il fatto che Il Rumore del Fiore di Carta sia ancora una realtà autoprodotta e senza etichetta alcuna alle spalle: Fallen, per il sottoscritto, è uno dei lavori più belli del nuovo post-rock italiano.
Credits
Label: Autoproduzione – 2007
Line-up: Antonio Giambattista (tastiere, macchine) – Nazario Graziano (chitarre) – Alessandro Mastrocola (basso, tromba, flicorno) – Luciano Mastrocola (voce, parole, chitarra) – Alessandro Salzmann (batteria, tastiere)
Tracklist:
- Nestor 10
- Reykjavik
- Al Sapore di Fischerman
- Ambassador
- Conto alla Rovescia
- Leon 1954
- Fallen
- Mira
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